Città:
Dublino
Anno:
ca. 1845
Liutaio:
Thornton
Da “
Il Museo della Musica” di Artemio Versari
Il flauto è, fra tutti gli strumenti a fiato, quello che può forse vantare le più remote origini. E’ infatti il più semplice, e può essere realizzato anche con una piccola canna di bambù; e lo strumento delle leggende dei miti classici. Con il suo nome si designano anche diversi strumenti dell’antichità che con il moderno flauto non hanno nulla a che vedere: flauto è lo strumento di Pan, flauto è l’aulos greco, flauto la tibia romana. La storia, e insieme la letteratura del moderno flauto, ha inizio con la nascita del flauto a becco (o flauto dolce, o flauto diritto), strumento dotato di un corpo cilindrico provvisto di fori che permettono di modificare con le dita la lunghezza della colonna d’aria vibrante, e di un’imboccatura appunto a forma di becco per l’immissione dell’aria. La grande fortuna che ebbe questo strumento nel XVII e XVIII secolo venne offuscata dall’avvento del flauto traverso che finì per farlo cadere in disuso. Il flauto traverso, la cui definizione è di “tubo chiuso ad una estremità, aperto all’altra e fornito di fori laterali in numero variabile”, venne continuamente perfezionato. Gli venne dapprima aggiunta una chiave, poi due; il celebre Quantz, maestro di Federico il Grande, ne aggiunse altre, ed applicò allo strumento lo zaffo mobile, utile per regolare l’intonazione delle note acute. I successivi perfezionamenti recano i nomi di Kusder, Grenser, Tromlitz, Ziegler, Gordon, ma soprattutto il nome di Theobald Böhm, il quale portò una rivoluzione non solo nel campo del flauto ma di tutti i “legni”. Il sistema Böhm è quello su cui si basa, pur con i necessari perfezionamenti, la costruzione del flauto moderno.