Come per moltissimi altri antichi strumenti musicali, anche per il violino non esiste una cartella anagrafica che consenta di fissare storicamente origine, paternità e data di nascita. La dispersione attraverso i secoli dei primi esemplari costruiti e dei documenti originali – disegni e modelli – ha reso pressoché impossibile agli storici e liutologi di stabilire inequivocabilmente a chi spetti la priorità della creazione del violino. I pochi violini primitivi che si conoscono sono privi di cartiglio interno con il nome dell’autore; esistono poi strumenti rudimentali, forse in parte successivamente trasformati dagli stessi costruttori, e ancora altri manomessi e alterati più tardi da liutai che intesero abbellirne e perfezionarne l’originale primitiva forma. A questa realtà bisogna aggiungere la grande confusione provocata dai vari mistificatori, abilissimi nel fare copie e nel truccare strumenti antichi. Il nome generico violino lo si trova già in testi e documenti del 1400, ma si riferisce a piccole viole (viole soprano ridotte); altrettanto si dica per gli strumenti ad arco simili al violino che figurano riprodotti in alcuni dipinti rinascimentali. Gli storici che si dedicarono alle ricerche di strumenti primitivi e di documenti originali che permettessero di individuare l’inventore del violino, non approdarono purtroppo su terreno sicuro. Lo storico Fétis fu il primo ad attribuire all’italiano Gasparo da Salò il grande merito dell’invenzione del violino. Altri sostennero invece la paternità di Andrea Amati. In questi ultimi anni poi, alcuni studiosi avrebbero scoperto un violino sul quale apparirebbe una pittura a olio attribuita dagli esperti a Leonardo da Vinci. Ma in ogni modo non si può non ricordare il nome di Gasparo da Salò e Andrea Amati; a quest’ultimo va attribuita la sintesi del moderno quartetto, con quelle caratteristiche che sono poi rimaste quasi inalterate nei secoli. La viola e il violoncello sono pure da secoli cristallizzati in una forma e in una tessitura inalterate. Il solo contrabbasso si permette una certa elasticità. Scomparso ormai da tempo il contrabbasso a tre corde, il campo è rimasto ai due tipi a quattro e cinque corde.
Da Il Museo della Musica di Artemio Versari